Sabato 17 settembre ci siamo ritrovati per iniziare insieme il nuovo anno pastorale con l’incontro unitario con il pensiero rivolto alla imminente ordinazione diaconale del nostro amico Jacopo.

Per questo pensiamo di animare l’anno con motivi vocazionali, su vari fronti.

Intanto, sulla scia di Jacopo, cercheremo di incontrare i sacerdoti che sono cresciuti dalla nostra parrocchia e in questa occasione è stato tra noi don Ernesto Marciò, attualmente parroco di Rivarolo Mantovano e Spineda, che ci ha introdotto alla preghiera di adorazione, pensando a Jacopo, a partire dal vangelo di Giovanni (cap. 21) e la lettera agli Ebrei (cap. 11).

Davanti alla triplice domanda di Cristo e la triplice confessione di fede di Pietro, don Ernesto ha ricordato la tenerezza con cui Pietro viene accompagnato a riconoscere il perdono di Gesù dopo averlo abbandonato.; e adesso non ci sono dubbi, lo seguirà, anche su strade non piacevoli che non vorrebbe percorrere.

Bello il pensiero di don Ernesto sul brano successivo, ci spinge a vedere come la fede nella storia della salvezza abbia portato a muoversi e ad agire; la fede non è nulla di astratto, bensì prima di tutto una relazione forte con Dio che ci riporta inevitabilmente alla nostra vita, per il cristiano fede e vita si cercano.

Dopo l’adorazione eucaristica guidata da don Ernesto, ci siamo divisi in gruppi per animare le varie aree della pastorale, in particolare la famiglia, la catechesi e l’oratorio, la carità. E questo richiama una seconda motivazione al tema vocazionale di quest’anno, vale a dire la ricerca di unità tra le aree o meglio tra i cantieri dell’attività pastorale nella comunità.

Sì, perchè in tutti i gruppi è circolato il pensiero di trovare punti di contatto tra le varie attività per integrare e anche allargare a persone nuove, non solo per bisogno, ma soprattutto per accogliere e incontrare tutti, così da esprimere sempre più l’unità della parrocchia tra i suoi vari ambiti.

La ricerca dell’unità espressa nei gruppi passa attraverso l’accoglienza e l’apertura tra i vari ambiti e quest’anno cerchiamo di privilegiare questo stile anche con semplici iniziative per esprimere simbolicamente ma anche visibilmente e concretamente questa unità, ad esempio nel preparare la festa per l’ordinazione sacerdotale di Jacopo prevista nel prossimo giugno, oppure, insieme alla testimonianza di Jacopo nei gruppi di catechismo, anche quella di un religioso e di coppie di sposi per far “vedere” il tema vocazionale nella sua varietà, oppure il coinvolgimento dei parrocchiani nelle iniziative della carità verso i soli e gli anziani, come nel periodo di Pasqua e così via tante altre.

Certo che c’è bisogno di nuovi catechisti e animatori per l’evangelizzazione, certo che c’è bisogno di volontari per le tante iniziative di carità, certo che c’è bisogno di avere famiglie che portino il loro stile nella comunità, certo che c’è bisogno di rivitalizzare l’oratorio soprattutto con adolescenti e giovani; tutti e ciascuno di noi possiamo servire a qualcosa in parrocchia, servi “inutili” ma preziosi e insostituibili. Ma tutta questa roba si alimenta attraverso le belle relazioni che siamo capaci di costruire perchè non ci sia delega ma corresponsabilità, trovando fantasia e conferma nell’ascolto della Parola e nella partecipazione comunitaria all’Eucarestia.

Ecco che emerge  ancora il motivo vocazionale nell’icona della chiesa di Betania (Luca 10,38-42), idea di fondo scelta quest’anno per tutta la Chiesa italiana che prosegue il cammino sinodale e che il Vescovo ha riconfermato per i percorsi pastorali della Diocesi 2002-2023:

” Che bella una Chiesa così, di casa, aperta, dove Gesù si trova bene e dona la vita, dove l’ascolto di Lui rigenera il servizio, liberandolo dall’affanno, dall’ansia da prestazione”.

Marta e Maria, servire e ascoltare, fare e pensare: sarà mai possibile scegliere solo l’una o solo l’altra? sono due vocazioni in competizione o siamo chiamati a metterle insieme con l’aiuto reciproco?

E’ vero che nella vita di ogni cristiano una può prevalere sull’altra e viceversa, anche a seconda delle scelte vocazionali e delle stagioni dell’esistenza, ma nessuna contraddizione,  è la ricchezza della Chiesa nella varietà dei carismi esercitati per l’unità e familiarità, ben sapendo che c’è una parte migliore di cui abbiamo bisogno primario che è l’incontro con Cristo, proprio per dare senso unitario al nostro fare pastorale nella comunità: “L’ascolto che rigenera il servizio.”

Buona anno in unità!

Per l’ordinazione sacerdotale di don Ernesto due ricordi in video dopo il recital dei giovani nel 1995:

 

Pensiero di don Aldo per don Ernesto

 

Il pensiero di don Ernesto