Il progetto educativo

L’alleanza con le famiglie e il rapporto con il territorio

L’oratorio non è per la Chiesa cremonese solo una realtà che appartiene alla sua tradizione, eredità di un passato ormai finito. Esso presenta e reclama tutta la sua attualità e opportunità pastorale in un oggi in forte trasformazione. Dinanzi ad una pastorale sempre più attenta ai luoghi di vita, alle situazioni, al territorio e ai fenomeni culturali, all’oratorio viene riconosciuta una centralità reale; esso è come il cuore della pastorale giovanile cremonese, suo centro di irradiazione, con le sue figure educative adulte, le sue strutture, la sua esperienza di fede, le sue offerte di percorsi.

L’oratorio persegue lo scopo di far incontrare ai più giovani Cristo e il suo Vangelo, lavorando perché le dimensioni proprie della comunità ecclesiale, – ascolto della Parola, celebrazione del mistero di Cristo e carità fraterna, – divengano concreti e tangibili percorsi di esperienza nella crescita dei ragazzi. L’oratorio, nella tradizione del passato e nell’attuale contesto culturale ed ecclesiale, si prefigge di trasmettere e consolidare nelle nuove generazioni quella visione dell’uomo che è annunciata dal Vangelo di Gesù: il suo essere creatura, la sua vocazione a riconoscere l’amore di Dio, il suo bisogno di salvezza, la sua autentica completezza solo dentro il profilo concreto di una comunità fraterna. Alla base dell’esistenza stessa della realtà oratoriana ed ancor prima degli strumenti, degli spazi e dei tempi, sta l’annuncio evangelico sull’uomo e sulla novità di vita che il mistero di Cristo ha portato e continuamente rinnova nella Chiesa.

Nel perseguire e servire questo annuncio e questo lavoro educativo, l’oratorio si è sempre dotato di varie figure, adulti e giovani, impegnati a prendersi cura dei più piccoli, assicurando attenzione, proposte, progetti e cercando di costruire quell’accoglienza che in una comunità si dovrebbe riservare a chi sta crescendo. Si è andato così strutturando quello spazio umano che si definisce oratorio, coordinato dalla presenza del prete assistente, a servizio dei percorsi di iniziazione cristiana, animato in tantissimi casi dalla proposta sportiva e da altre attività, sempre legato a doppio filo con precisi volti di uomini e di donne disponibili a servire con la loro stessa vita e la loro gratuita determinazione.

La grande intuizione dell’oratorio cremonese, nella sua forma classica, si è espressa nella cura della ferialità e della globalità della proposta ai più piccoli, attraverso le più svariate iniziative, nell’intento di accompagnare la crescita dei giovani non solo con le idee, ma con una formazione che fosse concreta esperienza. Nel tempo le esigenze della ferialità e dei processi educativi sono notevolmente mutate: l’oratorio si è allenato a convivere con la complessità sociale, i diversi ritmi della scuola, la crescita esponenziale di proposte da parte di altre agenzie educative, il mondo virtuale dei media, i tempi del lavoro e della festa nelle famiglie di oggi, la disaffezione del mondo giovanile alla vita di fede e alla frequentazione degli ambienti ecclesiali.

Nel panorama in mutamento che caratterizza il nostro tempo, parecchie realtà oratoriane riescono a mantenere un livello alto di proposta globale. In altri casi, invece, la stessa proposta si è vista progressivamente contrarre nei tempi e nelle possibilità. Così alcuni oratori sono divenuti solo lo spazio ospitante la catechesi dell’iniziazione e qualche altro sporadico evento; altri hanno accusato il contraccolpo delle trasformazioni diventando sempre più deserti o sbilanciandosi su proposte settoriali. Oggi anche altre situazioni ci interpellano: i tempi sono trasformati; il fenomeno dell’immigrazione coinvolge sempre più non solo singoli adulti, ma intere famiglie con figli piccoli o adolescenti; il numero di ragazzi e giovani non cristiani (senza appartenenza religiosa o di confessioni non cattoliche) è in crescita; il disagio sociale, culturale e psicologico colpisce in modo preoccupante le nuove generazioni, a partire dalle rispettive famiglie; la disabilità viene sottratta al privato della casa dalla cura medica; permangono forme di povertà, anche economica, vecchie e nuove; il recente e dilagante fenomeno della virtualità ridefinisce, spesso in termini solo palliativi, i ritmi, i tempi e le forme delle relazioni, anche affettive.

L’alleanza con le famiglie

L’oratorio – come la più complessiva pastorale generale – ha bisogno della famiglia, considerata non solo come luogo di provenienza dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, ma soprattutto come interlocutore privilegiato e come alleato educativo. Questo perché la proposta oratoriana non venga costruita sulla sabbia, ma sulla forza di una comune e condivisa responsabilità. Sempre più la famiglia è chiamata a farsi carico del fatto educativo, a tutti i livelli: pertanto essa troverà nell’oratorio non l’occasione per una facile ed indolore delega, ma un luogo di sapienza educativa con cui lavorare, per il bene umano e cristiano dei propri figli. La presenza delle famiglie in oratorio sia favorita con intelligenza, non secondo schemi forzosi, ma nel rispetto delle diverse età e della ricerca di progressiva autonomia dei giovanissimi e dei giovani.

Il rapporto con il territorio

Nell’attuale complessità non è possibile prescindere dal contesto sociale e territoriale in cui la Chiesa è chiamata a vivere e testimoniare la propria speranza. Soprattutto il campo educativo richiede un sempre più chiaro e convinto lavoro di sinergia tra diversi soggetti, non solo ecclesiali: il confronto franco e sereno e la collaborazione con le espressioni della società civile, le istituzioni, la scuola, il volontariato diventano oggi tappa obbligata anche per la realtà oratoriana, nel rispetto delle specifiche finalità e competenze. Il contesto culturale, umano, civile in cui la comunità cristiana vive, non costituisce un oltre invalicabile o indifferente, ma quell’unica realtà storica in cui le famiglie, i giovani, le nuove generazioni sono chiamate a crescere. La parrocchia e l’oratorio dialoghino il più possibile con le istituzioni, le realtà aggregative e le agenzie educative del territorio; partecipino – a tutti i livelli possibili – al confronto, alla collaborazione e alla verifica, nella propria titolarità, con spirito di chiarezza e di servizio.

Educatori anche al bar

Tra i luoghi più caratteristici dell'oratorio

L’oratorio non può essere considerato solo come una struttura logistica o uno spazio aperto. È e deve sempre più essere un ambiente educativo, abitato da figure che nel farsi carico delle esigenze delle nuove generazioni e delle speranze della Chiesa su di loro, vivono il proprio lavoro – ad ogni livello – come mandato ecclesiale, educativo, spirituale, umano. Questo accadrà se l’oratorio verrà considerato non come l’ambiente appaltato al prete della pastorale giovanile, ma come luogo in cui far operare e crescere un gruppo di giovani e adulti disponibili ad accompagnare l’assistente e incarnare, con il proprio stile e la propria umanità, con relazioni serene ed accoglienti, la proposta dell’oratorio.

Nasce così la permanente esigenza di figure educative e di un loro lavoro di rete per poter esprimere un patto educativo: non una delega a qualcuno, ma una assunzione di responsabilità condivisa tra comunità cristiana, famiglie, educatori, capace di non esaurirsi dentro gli ambienti ecclesiali, ma aperto a dialogare con il territorio, le altre agenzie educative, gli ambienti di vita giovanili non ecclesiali (scuola, volontariato, tempo libero, associazionismo, sport, interessi personali, mondo del lavoro).

Gli educatori dell’oratorio non si possono improvvisare, ma sono il frutto di un appassionato e progressivo lavoro di accompagnamento, condivisione e confronto formativo. Nessun educatore potrà essere lasciato ad un lavoro autoreferenziale. Al contrario gli verrà chiesto periodicamente l’umiltà del confronto e della formazione, insieme alle altre figure educative, perché si rafforzi la condivisione.

Agli educatori andrà prospettato un sereno e avvincente cammino di consolidamento e sviluppo di alcune attitudini e virtù cristiane: la propria risposta personale al Signore, segno della disponibilità a coltivare il seme evangelico ricevuto; la familiarità con i doni che qualificano il cammino di fede cristiano: l’Eucaristia (specie nell’esperienza comunitaria del Giorno del Signore), l’interiorizzazione della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, la celebrazione del sacramento della riconciliazione; il senso ecclesiale, ovvero la partecipazione alla vita concreta della comunità, dentro un respiro di Chiesa che non si esaurisce in chiusi localismi; la capacità di dialogo e di condivisione, espressione di una concezione dell’educare come opera creativa dello Spirito dentro la corresponsabilità di più soggetti; espressione inoltre di un servizio sereno e animato dalla speranza; la fraternità cristiana, animata dalla pazienza, dal coraggio e dal perdono.

Il metodo educativo è la relazione, l’incontro, la presenza di adulti e giovani che si fanno carico della proposta cristiana ai più piccoli. La scelta pedagogica della coeducazione è ancora attuale, pur nell’intelligente uso di strumenti, momenti e figure che sappiano valorizzare le caratteristiche al maschile ed al femminile dei ragazzi e dei giovani: una serena crescita negli affetti e l’educazione alla vera libertà e capacità di amare sono alla base di ogni attenzione educativa oratoriana. Il compito primario e permanente è la formazione e l’accompagnamento attraverso persone discepole di Gesù, aperte al senso della Chiesa e all’educare con passione, gratuità e intelligenza. L’oratorio promuove percorsi sistematici di formazione, verifica ed accompagnamento non solo dei singoli educatori, ma anche del gruppo educatori, perché ci si riconosca uniti nelle diverse ministerialità ed impegnati nella globalità dell’educare.

Il bar dell'oratorio

Tra i luoghi più caratteristici dell'oratorio c'è il bar. La sua presenza all'interno del nostro oratorio offre a tutti la possibilità di un'accoglienza semplice e simpatica, oltre che di un incontro informale. Al bar ci si trova per stare insieme, raccontarsi qualcosa e sfidarsi a biliardino. Il bar rappresenta uno dei luoghi privilegiati di quella pastorale informale, della quale molti parlano, ma nella quale pochi investono realmente. Ai nostri giorni l'annuncio del Vangelo richiede luoghi così; dove non decidi tu chi incontrare e talvolta neppure di che cosa parlare. Il bar può essere luogo di relazioni sincere e profonde perché libero da dinamiche troppo istituzionali e burocratiche, così come da una rigida demarcazione di ruoli e confini.

Per molti ragazzi può essere il luogo della prima evangelizzazione, a due condizioni. La prima è che i ragazzi al bar trovino qualcuno. Spesso si sottovaluta l'importanza della figura del barista, relegandolo tra gli incarichi più tecnici e meno significativi dal punto di vista educativo. In realtà non è così. Pensate come sarebbe bello se i nostri oratori si attrezzassero per puntare ad abitare realmente questo luogo con presenze significative in ordine alla relazione educativa, superando lo pur vera, ma troppo ristretta preoccupazione gestionale. Si tratta di pensare a delle persone che sono lì per i ragazzi che incontrano prima ancora che per il servizio concreto che devono rendere. Questo non è dunque il fine della loro presenza, ma il mezzo attraverso cui instaurare una relazione di ascolto e dialogo, che non vuole avere grandi pretese se non quella di far capire che all'oratorio c'è qualcuno a cui stai a cuore.

C'è poi una seconda condizione che crea la possibilità di un contesto educativo. Prima ancora delle persone, anche gli ambienti stessi educano. Il bar dell'oratorio dovrebbe essere pensato e gestito così. Contro ogni logica di profitto, nell'interesse esclusivo dei ragazzi. Attraverso alcune scelte concrete si può educare alla sobrietà più che con molti discorsi.

A queste condizioni il bar dell'oratorio diventerà sempre più strumento semplice ma non banale di una relazione educativa che cerca spazi informali abitabili nei quali testimoniare con l'attenzione alle persone l'amore di Dio per ogni uomo. Come già evidenziato, perché il bar dell'oratorio possa realmente essere luogo di educazione nell'informalità c'è bisogno di adulti che si rendano disponibili per il servizio di educatore-barista. Come già evidenziato in diverse occasioni, la nostra comunità attraversa un periodo di difficoltà per la carenza di queste figure. Chi volesse e potesse donare un po' del suo tempo per dare una mano, prenda contatti con i sacerdoti della parrocchia.