Vorrei portarvi con l’immaginazione nel mondo dei ragazzi che frequentano i doposcuola; il plurale non è un refuso: dal 7 novembre abbiamo iniziato in Parrocchia anche il doposcuola per le elementari !. Non faccio nomi ma vi tratteggio storie…

Molti sono stranieri, anche se nati in Italia… per loro l’italiano non è lingua madre … in casa sentono parlare albanese, francese, rumeno, arabo, serbo …

Alcuni passano molti pomeriggi in casa da soli o insieme ai fratelli, perché i genitori sono impegnati al lavoro…. E lavorano anche tante mamme perché fanno le badanti, le colf … lavori umili e sottopagati ma almeno portano a casa qualche soldo in più

Famiglie che non sempre riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, a pagare le bollette, a comprare tutto ciò che serve ai figli e….per fortuna c’è la San Vincenzo!

Genitori che non hanno l’istruzione sufficiente per controllare i compiti dei figli, vedere cosa fanno, aiutarli dove restano più indietro

Poi c’è il ragazzo che vive con gli zii, quello che vive con i nonni, quello che vive con la mamma che è stata abbandonata dal marito, quello che ha la mamma con gravi problemi, quello che ha genitori totalmente inadeguati ad educare, quello che se va male a scuola viene picchiato forte dalla mamma e per fortuna c’è la nonna …

Ci sono DSA, BES, molti hanno un PdP…. tutte sigle per dire che hanno fragilità di diversa natura per cui l’apprendimento diventa più faticoso.

Ragazzi che spesso escono dalla scuola primaria (le elementari per intenderci) senza sapere le tabelline, senza riconoscere i verbi, senza aver sufficiente autonomia nella lettura e comprensione di un testo, o nella velocità di calcolo mentale …. Ragazzi che alle medie poi non riescono più a destreggiarsi nelle tante materie: tutte da capire, da studiare con una buone dose di autonomia….

Ragazzi che alle medie vengono bocciati o “promossi con fragilità” e che faranno fatica a proseguire il percorso scolastico (anche in scuole professionali), ragazzi destinati ad essere ai margini oggi e ad essere ai margini lavorativi domani. Non è un caso che questi ragazzi spesso facciano gruppo fra loro e non siano totalmente coinvolti nel gruppo classe.

E allora … Condividere con questi ragazzi un po’ del nostro tempo, delle nostre conoscenze per rafforzarli nel loro percorso scolastico perché possano concluderlo avendo imparato almeno un mestiere è un po’ prendersi cura di loro, è fare una piccola cosa per arginare il loro isolamento, è aiutarli a uscire dalla loro povertà. Povertà che oggi è povertà culturale, ma che nel nostro mondo, domani potrebbe essere anche povertà economica.

E questa non è carità? Non è anche questo un piccolo atto d’amore? Ed è carità non solo dei volontari che seguono fisicamente i ragazzi ma di una Comunità che predispone le sale, che porta materiali, libri, che prega per questi ragazzi…

Concretamente questo atto di carità della nostra Comunità si rivolge a

  • 16 ragazzi delle scuole medie (e ne abbiamo già altri in lista di attesa!!!) con i quali lavoriamo tre giorni a settimana, facciamo merenda insieme, ragazzi che vengono volentieri che ci raccontano di loro…. mi sembra di poter dire che il doposcuola è per loro una ambiente accogliente, non giudicante, dove si sentono a loro agio
  • 11 bambini delle scuole elementari che stiamo imparando a conoscere in questi giorni… Avevamo pensato di limitare il numero a 7 o 8 bambini massimo, ma il primo giorno si sono presentati in 11: come potevamo mandarne via qualcuno? Anche con loro iniziamo con una merenda insieme e in questo caso cerchiamo di avere un rapporto con i genitori: perché anche i genitori hanno bisogno di capire e di essere aiutati a dare supporto ai figli.

Elisabetta Manni