La giornata mondiale del povero, quest’anno ci vede impegnati ad ascoltare il grido dei poveri, a  rispondere a questo grido, a liberare queste persone. In tutta la Chiesa viene celebrata domenica 18 novembre. Il punto di riferimento anche per questa giornata è sempre Dio: impariamo da Lui come si fa ad ascoltare, rispondere, liberare/salvare. Nel suo messaggio il papa afferma:

«Questo povero grida e il Signore lo ascolta» (Sal 34,7). Le parole del Salmista diventano anche le nostre nel momento in cui siamo chiamati a incontrare le diverse condizioni di sofferenza ed emarginazione in cui vivono tanti fratelli e sorelle che siamo abituati a designare con il termine generico di “poveri”. Chi scrive quelle parole non è estraneo a questa condizione, al contrario. Egli fa esperienza diretta della povertà e, tuttavia, la trasforma in un canto di lode e di ringraziamento al Signore. Questo Salmo permette oggi anche a noi, immersi in tante forme di povertà, di comprendere chi sono i veri poveri verso cui siamo chiamati a rivolgere lo sguardo per ascoltare il loro grido e riconoscere le loro necessità…

Il Salmo caratterizza con tre verbi l’atteggiamento del povero e il suo rapporto con Dio. Anzitutto, “gridare”. La condizione di povertà non si esaurisce in una parola, ma diventa un grido che attraversa i cieli e raggiunge Dio. Che cosa esprime il grido del povero se non la sua sofferenza e solitudine, la sua delusione e speranza? Possiamo chiederci: come mai questo grido, che sale fino al cospetto di Dio, non riesce ad arrivare alle nostre orecchie e ci lascia indifferenti e impassibili? In una Giornata come questa, siamo chiamati a un serio esame di coscienza per capire se siamo davvero capaci di ascoltare i poveri.

Un secondo verbo è “rispondere”. Il Signore, dice il Salmista, non solo ascolta il grido del povero, ma risponde. La sua risposta, come viene attestato in tutta la storia della salvezza, è una partecipazione piena d’amore alla condizione del povero…

Un terzo verbo è “liberare”. Il povero della Bibbia vive con la certezza che Dio interviene a suo favore per restituirgli dignità. La povertà non è cercata, ma creata dall’egoismo, dalla superbia, dall’avidità e dall’ingiustizia. Mali antichi quanto l’uomo, ma pur sempre peccati che coinvolgono tanti innocenti, portando a conseguenze sociali drammatiche. L’azione con la quale il Signore libera è un atto di salvezza per quanti hanno manifestato a Lui la propria tristezza e angoscia. La prigionia della povertà viene spezzata dalla potenza dell’intervento di Dio…

Il messaggio del papa sollecita in diverse direzioni. Sappiamo che i problemi sono enormi. Purtroppo la povertà nel mondo è in aumento. Ma noi non ci rassegniamo e vogliamo lasciarci coinvolgere personalmente. Non vogliamo delegare nessuno. Non ci accontentiamo di sentimenti e di parole. I poveri vanno onorati nelle loro persone. Il papa afferma:

La Giornata Mondiale dei Poveri intende essere una piccola risposta che dalla Chiesa intera, sparsa per tutto il mondo, si rivolge ai poveri di ogni tipo e di ogni terra perché non pensino che il loro grido sia caduto nel vuoto. Probabilmente, è come una goccia d’acqua nel deserto della povertà; e tuttavia può essere un segno di condivisione per quanti sono nel bisogno, per sentire la presenza attiva di un fratello e di una sorella.

Nella nostra parrocchia ci siamo ritrovati a pensare come prendere sul serio queste parole. Abbiamo inventato la proposta: “Aggiungi un posto a tavola”. Chi può, chi conosce una persona sola, una persona in difficoltà può anche materialmente invitarla a casa, alla propria tavola. Per esempio un anziano vicino di casa che mangia sempre solo… Oppure, visto che nella nostra parrocchia ospitiamo alcuni ragazzi africani, osare l’incontro con chi spesso è guardato con diffidenza e paura, condizionati come siamo da questo clima di avversione verso gli stranieri. Il papa ci suggerisce di ritrovare la gioia del pregare insieme ma anche di un pasto condiviso. Afferma:

In questa Giornata Mondiale siamo invitati a dare concretezza alle parole del Salmo: «I poveri mangeranno e saranno saziati» (Sal 22,27). Sappiamo che nel tempio di Gerusalemme, dopo il rito del sacrificio, avveniva il banchetto. In molte Diocesi, questa è stata un’esperienza che, lo scorso anno, ha arricchito la celebrazione della prima Giornata Mondiale dei Poveri. Molti hanno trovato il calore di una casa, la gioia di un pasto festivo e la solidarietà di quanti hanno voluto condividere la mensa in maniera semplice e fraterna. Vorrei che anche quest’anno e in avvenire questa Giornata fosse celebrata all’insegna della gioia per la ritrovata capacità di stare insieme. Pregare insieme in comunità e condividere il pasto nel giorno della domenica.

Di fatto questa la proposta: siamo invitati a identificare una persona povera e in difficoltà, a nominarla, a metterla nelle nostre intenzioni di preghiera e in quelle della comunità, affinché abbandonandoci all’azione dello Spirito, riusciamo ad esprimere a lui/lei “gesti che siano segno della risposta e della vicinanza di Dio”. Queste intenzioni di preghiera le metteremo in un cesto, ai piedi della statua della Madonna. Ci piacerebbe saper coniugare la preghiera con la carità… come hanno fatto i nostri santi, a partire da Sant’Omobono.

All’uscita dalla Messa di domenica 18 novembre si potranno prendere dei sacchetti con dentro un piatto… Materialmente saremo invitati a metterlo sulla nostra tavola, ad apparecchiare un posto in più. Ci piacerebbe che questa azione simbolica (un piatto e in più… ma che su tante tavole resterà un posto vuoto) segnasse non una mancanza, un’assenza, un posto vuoto… ma il desiderio di un farci carico di chi è solo, di chi è povero. Lo Spirito Santo, per chi sa ascoltare, non mancherà di aiutarci a trovare modalità concrete perché i poveri non siano scacciati dai nostri pensieri ma diventino nostri commensali, aperti a quanto nella vita incrociamo. E’ l’ora di una nuova fantasia nella carità.

L’offerta simbolica di € 5 è per farci carico davvero dei poveri. Quest’anno daremo metà di quanto raccolto alle Cucine benefiche (gestita con passione dalla San Vincenzo, nella Casa dell’Accoglienza), metà ai poveri del Centro Medico di Notsè, in Togo gestito dai Missionari di Gesù e Maria, a cui appartiene Daniel, il seminarista che è con noi ogni settimana. Metà ai poveri della nostra città; metà ai poveri che sono distanti… ma che restano fratelli che devono sentire la nostra vicinanza tangibile.

Non mancherà poi la proposta del ritrovarci insieme a pregare e a condividere nella gioia la festa e il pasto comune. Nella solennità di Cristo Re domenica 25 novembre nelle messe festeggeremo tutti i coniugi: li invitiamo a venire insieme a Messa e in ogni celebrazione rinnoveranno i loro impegni matrimoniali. Gli anniversari di matrimonio siano una gioiosa pagina della nostra comunità. Tutti, mescolandoci insieme nelle diverse generazioni, siamo invitati al pranzo comunitario in palestra. Tutti: bambini e anziani, giovani e adulti. Sposati oppure no. Felicemente insieme oppure feriti nella propria vita coniugale. Single e tutti quanti, nessuno escluso. Come è tradizione ci saranno con noi alcune persone delle Cucine benefiche, che vorremmo onorare come ospiti privilegiati: se è impossibile e retorico pensare di farli sentire “a casa”… vorremmo almeno che si sentissero rispettati… e (perché no?…) che si sentissero amati da Dio. Noi potremmo essere un’altra occasione che forniamo a Dio per far sentire la sua vicinanza.

Il papa nel messaggio per la giornata dei poveri afferma: “La sollecitudine dei credenti non può limitarsi a una forma di assistenza – pur necessaria e provvidenziale in un primo momento – ma richiede quella “attenzione d’amore” che onora l’altro in quanto persona e cerca il suo bene…”. Vogliamo onorarci l’un l’altro, vivere esperienze di fraternità, recuperare spazi in cui sprechiamo tempo per stare insieme, con il gusto dello stare insieme.